Messaggi telefonici, email, chiamate continue a casa e sul posto di lavoro, messaggi affissi sulla porta visibili a tutto il condominio, inoltro di corrispondenza recante informazioni idonee a lasciar trasparire la situazione debitoria (ad esempio, plichi recanti all’esterno la scritta “recupero crediti” o locuzioni simili). Le società di recupero crediti utilizzano sempre di più la tattica di ossessionare il debitore per incitarlo a pagare, facendo diventare la loro un’attività di stalking, anche penalmente rilevante.
Il primo provvedimento dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali che disciplina la correttezza e pertinenza nell’attività di recupero crediti, addirittura risale al 30 novembre del 2005 ma, a distanza di anni, tali principi non vengono rispettati da tutti gli operatori del settore.
Gli accertamenti del Garante hanno messo in luce l’esistenza di prassi in alcuni casi decisamente invasive e per questo motivo negli ultimi mesi è dovuto intervenire per sanzionare pratiche commerciali scorrette.
Inoltre in aiuto del consumatore è intervenuto il Tribunale di Chieti che con la pronuncia 883/12 ha dato il via libera al risarcimento danni per la violazione della privacy delle agenzie di recupero crediti.
I giudici di Chieti con la pronuncia 883/12 hanno sancito che: Deve essere liquidato in via equitativa il danno non patrimoniale per la violazione della riservatezza al consumatore che ha stipulato con la banca un contratto di finanziamento e, al mancato saldo di tutte le debenze, riceve telefonate e messaggi dalla società incaricata di recuperare il credito, anche presso utenze che non gli appartengono, come ad esempio sul luogo di lavoro o presso congiunti, costringendolo a dare imbarazzanti spiegazioni su questioni molto private, a nulla rilevando l’autorizzazione a suo tempo concessa all’istituto di credito relativamente al trattamento dei dati personali.
Quindi i giudici riconoscono il danno non patrimoniale al debitore accerchiato dalla società di recupero crediti e per questo motivo hanno accolto il ricorso di un consumatore. Quest’ultimo continuamente ossessionato dalla società finanziaria e dalla sua banca, addirittura è stato chiamato a casa del fratello e della nonna, è stato risarcito di 20 mila euro.
Considerando le argomentazioni sopra descritte invitiamo tutti i consumatori perseguitati dalle società finanziarie e dalle banche ad inviarci la loro segnalazione per poter agire subito.
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