Il “diritto di satira” è una forma artistica, tutelata dalla nostra Costituzione, che gioca molto sull’ironia sarcastica con lo scopo finale di far ridere. 

C’è un limite facilmente superabile che trasforma la satira in diffamazione, non a caso la Corte di Cassazione, sent. n. 5499 del 10.03.2014., ha puntualizzato che il diritto di satira, anche se può essere volgare, non può oltrepassare un certo limite, facendo chiare allusioni nei confronti di determinati soggetti. In questi casi scatta il reato di diffamazione.

E’ giusto comunque fare alcune osservazioni.
Il diritto di satira è fondato nella sua funzione di messaggio sociale, esercitato con l’ironia e il sarcasmo nei confronti dei poteri di qualunque natura. La satira si può esprimere in forma scritta, orale o figurata e in qualsiasi modo essa si esprima costituisce una critica corrosiva e spesso impietosa, basata su una rappresentazione che enfatizza e deforma la realtà per raggiungere il suo scopo finale: il riso del pubblico. In sintesi la satira riproduce in maniera ironica una vicenda, essa esprime un giudizio che necessariamente è soggettivo e opinabile, sottraendosi a una dimostrazione di veridicità. Ovviamente il linguaggio della satira non è convenzionale e per questo è consentito utilizzare espressioni, anche volgari e lesive alla reputazione altrui purchè queste trattino un dissenso ragionato dall’opinione o dal comportamento preso di mira.

Il limite della satira è quello che non si può trasformare in un’aggressione gratuita e distruttiva dell’onore e della reputazione del soggetto interessato, in questi casi scatta, come detto in precedenza, il reato di diffamazione.

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